mercoledì 1 ottobre 2008

Cibi light e cinque litri d'acqua. I falsi miti della dieta salutista

Il 5 percento della popolazione italiana soffre di un disturbo alimentare. Nella maggioranza dei casi il fenomeno riguarda individui colpiti da anoressia e bulimia, patologie concernenti il rifiuto del cibo o la smodata assunzione di alimenti (con o senza condotte di eliminazione, vomito o uso di lassativi). Ultimamente, però, si stanno facendo strada nuove ‘nevrosi alimentari’ più difficili da classificare, perché assimilate a condotte di vita salutari. Secondo gli studiosi dell’Associazione specialisti di scienza dell’alimentazione ci sono almeno tre nuove categorie di disturbi alimentari. La prima riguarda i cosiddetti “iperattivi coatti”. Si tratta di persone che, ossessionate dalla linea, mangiano più o meno regolarmente, ma si sottopongono a esercizi fisici estenuanti, oltre le proprie capacità fisiche. “Sono persone che non riescono a stare ferme, e appena finiscono di mangiare camminano magari per ore – racconta a Libero Roberto Ostuzzi, presidente della Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare -. Per esempio ci sono ragazze che percorrono ogni giorno fino a venti chilometri, o altre che passano ore e ore in palestra. Il fenomeno, come tutte le altre forme di disturbo alimentare, riguarda soprattutto giovanissime di età compresa fra i 14 e i 20 anni”. Questa nuova forma di nevrosi alimentare coinvolge il 20 percento dei malati di disturbi legati all’alimentazione. La seconda categoria concerne persone che bevono acqua in continuazione, con la scusa magari di purificare il corpo e ripulire l’intestino: in realtà il loro scopo è quello di debellare il senso di fame ingerendo liquidi in quantità. Molti individui colpiti da questa forma di nevrosi alimentare (il 10 percento del totale dei malati) arrivano a bere anche 5-10 litri di acqua al giorno. In questo gruppo vengono annoverati anche i giovani che esagerano coi superalcolici, convinti che gli zuccheri presenti nelle bevande siano sufficienti a sostituire pranzo o cena. “Tempo fa, nelle università, non si vedeva una ragazza con una bottiglietta di acqua nella borsetta. Oggi ce l’hanno tutte – continua Ostuzzi -. In realtà l’assunzione eccessiva di liquidi può essere assai grave per l’organismo, portando a iponatremia, nome specifico dell’intossicazione d’acqua”. Infine c’è il gruppo di persone che mangia solo ‘sano’, soffermandosi ossessivamente sulle etichette dei prodotti, puntando sui prodotti ‘bio’, su quelli ‘light’, privi di conservanti e via dicendo, il 5 percento dei malati di disturbi alimentari. Quando il cibo ‘sano’ diventa però un pretesto esasperante per mantenersi in salute, possono subentrare problemi seri come scomparsa delle mestruazioni, sviluppo di stadi di osteoporosi precoce, problemi gastrici e malattie del sistema immunitario. “In questo caso si parla di ortoressia, un disturbo dell’alimentazione molto diffuso, corrispondente a una forma di attenzione eccessiva alle regole alimentari, alla scelta del cibo e alle sue caratteristiche – spiega Ostuzzi -. Spesso è difficile da riconoscere perché si presenta come una scelta salutista”. Ma perché ci si ammala di questo tipo di disturbi alimentari? “Dietro a qualsiasi ossessione relativa al corpo si nasconde sempre un disagio affettivo – ci racconta Fabiola De Clercq, presidente e fondatore di ABA, associazione che da vent’anni segue i malati di bulimia e anoressia -. Anche in queste tre categorie si annoverano quindi giovani che hanno difficoltà relazionali, che risolvono concentrandosi morbosamente sul proprio corpo”.

Nel nostro paese sono circa tre milioni le persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare e il loro numero è in costante aumento.

Secondo il “Primo monitoraggio sui disturbi alimentari online in Italia”, condotto da Eurispes, ogni anno si contano in Italia 3500 nuovi casi di anoressia e 6000 di bulimia.

La media, secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute, è di 6 nuovi casi ogni 100mila abitanti e ad essere interessati dal fenomeno sono soprattutto i giovani tra i 12 e i 25 anni.

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