mercoledì 18 gennaio 2012

CHIMICHE NEVOSE

Neve chimica in "azione" al Parco di Monza
È un fenomeno che stiamo osservando in questi giorni: la neve chimica. Ma di cosa si tratta esattamente? È un processo meteorologico che avviene in concomitanza con due fattori: freddo intenso e inquinamento. Sicché niente brina o galaverna, ma, appunto, chimica, chimica industriale, fiocchi di neve gelati e... smog. "La neve chimica”, spiega il meteorologo Antonino Sanò, del portale IlMeteo.it, “è un fenomeno raro, tipico delle aree industriali padane. Si intende una precipitazione di fatto nevosa che si origina esclusivamente dalla nebbia in condizioni di temperature negative, ed è permessa grazie alla presenza di nuclei di condensazione, ovvero sali e polveri e altre sostanze prodotte dalle attività antropiche, industriali ed urbane tipiche delle città del nord. Negli ultimi giorni il fenomeno ha colpito parte del Piemonte e della Lombardia, e in particolare il novarese e il milanese. La neve chimica può produrre anche qualche centimetro di manto ghiacciato". Il fenomeno predispone a un ulteriore calo della colonnina di mercurio e ciò spiega il motivo per cui queste mattine registriamo temperature intorno ai -6°C. Coinvolti, dunque, principi attivi tipici della produzione industriale; Vincenzo Levizzani dell'Isaac, l'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr, dice che alla base della neve chimica ci sono delle sostanze prodotte dall'inquinamento industriale come il solfuro di rame, l'ossido di rame, gli ioduri di mercurio, di piombo o di cadmio e i silicati. “Queste particelle hanno una struttura simile a quella dei cristalli di ghiaccio esagonali e quindi funzionano bene da inneschi dei fiocchi di neve”. Ma in parte il problema è ascrivibile anche alla galaverna, tipico deposito di ghiaccio a forma di aghi, scaglie o superficie continua ghiacciata su oggetti esterni, che può prodursi in presenza di nebbia quando la temperatura dell'aria è inferiore a 0°C. La galaverna è costituita da un rivestimento cristallino, opaco e bianco intorno alle superfici solide. Si forma quando le goccioline d'acqua in sospensione nell'atmosfera possono rimanere liquide anche sotto zero (stato di sopraffusione). Questo stato è instabile e non appena le gocce toccano una superficie solida come il suolo o la vegetazione si trasformano in galaverna: si tratta quindi di solidificazione, ovvero passaggio dallo stato liquido a quello solido. Previsioni per i prossimi giorni? “Dopo una pausa giovedì”, chiude Levizzani, “ci sarà una ripresa del freddo con dei picchi sulle Alpi e lungo le vallate degli Appennini che sfioreranno anche i meno 10 e meno 15 gradi centigradi. Il fine settimana, dunque, sarà di nuovo sotto il segno di un freddo inverno”. 

"Fiocchi" di galaverna

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