martedì 25 settembre 2012

Esce dal coma e si ritrova nel 1998

La famiglia di Sarah Thomson

Una donna di 32 anni, inglese, si risveglia dal coma convinta di essere una teenager. La sua memoria arriva fino a tredici anni fa, dopodiché si “spegne”: ha, infatti, dimenticato tutto ciò che è accaduto dal 1998 a oggi. Sarah Thomson non riconosce più il marito Chris sposato dieci anni fa, né i tre figli: Michael di quattordici anni anni, Daniel di cinque e Amy di quattro. E naturalmente è all'oscuro di tutti gli eventi più importanti che si sono succeduti in questo ultimo decennio, fra cui la scomparsa di Michael Jackson; in compenso è tutt'ora convinta che le Spice Girls stiano dominando le classifiche di mezzo mondo; che siano appena stati inventati gli mp3; che non ci sia stato nessun matrimonio reale; e che Bill Clinton continui a negare di avere avuto una storia con la Levinsky. Tutto questo dopo dieci giorni di incoscienza, dovuti a gravi problemi circolatori a livello cerebrale, che hanno impedito il normale flusso sanguigno. Ora, però, le cose vanno molto meglio e sta piano piano tornando a riconoscere i suoi cari. «Quando mi hanno presentato i miei figli non avevo idea di chi fossero», ha raccontato la signora Thomson. Ci vorrà del tempo prima che la Thomson possa ricordare tutto ciò che ha dimenticato, tuttavia è sulla buona strada anche grazie alla pazienza e all'amorevolezza del marito che la segue dal primo giorno in cui è stata dimessa dall'ospedale. «Non è stato facile svegliarmi per tanti mesi di fianco a un perfetto sconosciuto», dice la Thomson, con una punta di ironia. Ma come è possibile perdere la memoria dall'oggi al domani, senza chiamare in causa malattie come la demenza senile e l'Alzheimer? Ammesso che questo caso della donna inglese sia più unico che raro, i medici parlano di improvvisa perdita di memoria nel momento in cui si verifica la cosiddetta “amnesia globale transitoria”. Può insorgere nei casi più disparati, compresi traumi, ictus e attività sessuali. In questo caso il malato non ha più idea di cosa stia facendo e di dove si trovi. La perdita di memoria è, di fatto, frequente dopo un trauma cranico. La letteratura stessa è piena di riferimenti a personaggi che in seguito a 'un colpo' non ricordano più nulla. Molti pazienti soffrono di un'amnesia post-traumatica, o anterograda o retrograda. La prima determina una perdita di memoria che non compromette i ricordi del passato, ma influisce negativamente sull'acquisizione di informazioni derivanti dal presente. La seconda concerne la perdita di memoria relativa ai fatti precedenti il trauma, mentre lascia intatti i ricordi successivi all'incidente. «Se il trauma cranico risparmia le aree temporali danneggiando esclusivamente i lobi frontali, è possibile diagnosticare un problema di memoria piuttosto specifico, caratterizzato da un deficit di recupero dell'informazione», rivelano i tecnici di Neuropsy. «Pazienti con danno frontale tendono ad avere buone capacità di riconoscimento dell'informazione e cattive prestazioni nella produzione di materiale appreso. La prestazione deficitaria nei test di fluenza verbale, soprattutto nei test di fluenza fonemica, costituisce in fondo un caso particolare di deficit di recupero del materiale mnestico. Per quanto concerne la memorizzazione di nuove informazioni, è possibile che il danno frontale possa portare ad un deficit di categorizzazione: le informazioni vengono memorizzate in maniera non strutturata, e questo ne rende difficoltoso il successivo recupero. Vengono dunque meno alcune strategie semantiche e contestuali che, in condizioni normali, giocano un ruolo importante nel memorizzare e nel recuperare le informazioni». Non è comunque la prima volta che fa notizia la storia di una persona giovane che perde la capacità di ricordare. Qualche anno fa ci fu il caso di un provetto pianista che venne recuperato, completamente privo di memoria, mentre vagava senza meta su una spiaggia dell'isola di Sheppay. Si parlò di un caso di amnesia “non organica”, ossia priva di lesioni cerebrali. Fu un caso di amnesia psicogena, o isterica, dovute probabilmente a un trauma di natura psichica come un forte dispiacere o un grande dolore. La notizia guadagnò le pagine del Corsera e arrivò a coinvolgere eminenti scienziati che cercarono di dare una spiegazione all'accaduto. Il professor Hans Markowitsch, psicofisiologo dell'Università tedesca di Bielefeld, per esempio, sostenne che le amnesie psicogene potrebbero avere alla base un'alterazione del metabolismo cerebrale, con un malfunzionamento di diversi sistemi di neurotrasmissione e ormonali che coinvolgono i glucocorticoidi, l'acetilcolina e i GABA-agonisti. Da tali alterazioni deriverebbe il vuoto di memoria, anche quando la causa scatenante è puramente psicologica. «Queste condizioni possono essere interpretate come una sindrome da disconnessione: in pratica, si instaura un blocco tra le strutture deputate al recupero della memoria e le zone cerebrali nelle quali la memoria è depositata. Per le forme con amnesia anterograda - quelle in cui è in gioco la capacità di fissare nuovi ricordi - invece, la disconnessione è tra le aree cerebrali deputate alla codifica del ricordo e quelle di deposito».

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