mercoledì 30 gennaio 2013

Influenzati da Twitter

Sarà che in questi giorni l'influenza imperversa anche fra le mura di casa mia… che c'è, dunque, di meglio di questo pezzo appena elaborato per Lettera43? Riguarda la possibilità di monitorare la diffusione di un virus tramite Twitter, uno dei più noti e importanti social network:  Twitter, cinguettii anti influenza


Siamo soliti considerare i social network interessanti realtà del web, ma non così indispensabili: moltissime persone, infatti, ne fanno a meno e vivono benissimo. Ora, però, il loro utilizzo potrebbe essere valutato da un nuovo punto di vista, giovando alla medicina e fornendoci, per esempio, i presupposti per fronteggiare al meglio una delle incombenze più tignose dell’inverno: l’influenza. Stando infatti a uno studio effettuato da esperti della John Hopkins University di Baltimora, con Twitter sarà possibile tenere sotto controllo l’epidemia influenzale, mettendo a fuoco i commenti dei numerosi utenti coinvolti dal sito e tracciando una mappa della diffusione del virus incriminato. Gli scienziati americani hanno analizzato cinquemila messaggi al minuto, scoprendo che la traccia riportata dai vari “cinguettii” è più attendibile delle schede che gli enti governativi impiegano per monitorare la diffusione dell’influenza stagionale; anche perché viene ponderata in tempo reale. Fondamentale è stato il collaudo di un sistema in grado di scremare i messaggi che alludono alla malattia, senza, però, riferirsi a vere infezioni. È il caso di frasi come “ho paura di prendere l’influenza”, che potrebbero dare falsi positivi, inducendo a credere che il morbo sia più aggressivo di quanto si pensi. In realtà non è un procedimento nuovissimo, essendo già stato testato un paio di anni fa dai ricercatori della Louisiana University, attraverso un monitoraggio durato otto mesi. Anche quest’anno, dunque, grazie alla contemplazione dei social network, possediamo un quadro più preciso dell’andamento virale della nuova ondata epidemica. Ma qual è la situazione attuale? Secondo i medici il picco dell’influenza 2013 arriverà per la fine di gennaio, benché molti italiani siano già stati colpiti dal virus nella primissima parte dell’anno: sono circa 600mila le persone ammalatesi nell’ultimo mese. Finora l’influenza ha costretto in casa soprattutto i più piccoli. L’Istituto Superiore della Sanità ha comunicato che nella fascia di età compresa fra 0 e 4 anni, l’incidenza del morbo ha toccato i 18,73 casi per mille individui. Il dato cala a 12,67 episodi su mille, nei più grandi di età compresa fra i 5 e i 14 anni. Considerando, infine, il campione adulto, il nuovo virus influenzale ha coinvolto 6,25 persone su mille. Nelle ultime ore, però, si sta assistendo a una rapida impennata degli ammalati, confermata dai medici di famiglia che hanno notato un raddoppiamento dei pazienti colpiti da febbre, tosse, raffreddore e dolori articolari. In questa fase sono soprattutto gli adulti a rivolgersi ai medici. “In particolare uomini e donne di mezza età, lavoratori che spesso trascorrono molto tempo in luoghi chiusi, dove il pericolo di contagio è più alto che altrove”, dice Giacomo Milillo, segretario della Federazione nazionale dei medici di medicina generale. Ma rientra, comunque, tutto nella norma, riflettendo una realtà che ogni anno si ripresenta, su per giù, con le stesse caratteristiche. Probabilmente, alla fine del periodo pandemico, si prospetta un numero di casi complessivo più alto degli altri anni, ma non per una maggiore virulenza del morbo, bensì per il minore ricorso che s’è fatto, su scala nazionale, al vaccino. Quasi insignificante, invece, l’azione del virus H1N1, che gli anni scorsi aveva provocato vere e proprio ondate di panico negli italiani. L’ultimo caso significativo risale a una ventina di giorni fa, a Castellammare di Stabia, con il ricovero urgente di una donna di 59 anni che “non ha retto alla difficoltà respiratoria”, trovandosi in una condizione generale già precaria (conseguenza di gravi problemi cardiaci). Il decesso della signora campana, seguiva il conclamato caso di sei persone contagiate dal virus della febbre suina in Sardegna, la settimana a cavallo fra dicembre e gennaio. Dal 2009 a oggi, solo in Italia, l’H1N1 ha provocato circa duecento vittime. Nel mondo la cifra ha toccato le 13mila unità. Ma in questa fase non c’è nulla da temere: "L'H1N1 è una forma influenzale che in questo momento non è epidemica", ha affermato chiaramente il direttore sanitario dell'ospedale San Leonardo, Ugo Esposito. 

lunedì 28 gennaio 2013

Lupo mannaro, svelato il mistero


Risolto il mistero dell’ipertricosi, ossia la rarissima patologia che in passato veniva scambiata per la capacità di alcuni uomini di trasformarsi in fantomatici ‘lupi mannari’. È per via di un gene situato su uno dei bracci del cromosoma X e che è da poco stato scoperto da un team di ricercatori della Baylor School of Medicine Houston nel Texas; è un’unità di materiale ereditario che possedevano i nostri antichi progenitori e che serviva loro per mantenere folta la peluria del corpo necessaria a proteggerli dal freddo. Specificatamente, il riferimento è alla forma più grave di ipertricosi, ovvero quella congenita, che contraddistingue in media una persona su dieci milioni. In altri casi l’ipertricosi può essere favorita da varie patologie: malattie ovariche, alterazioni surrenaliche, ovaio policistico, sindrome di Cushing, endocrinopatie, iperprolattinemia e obesità. L’incidenza dell'ipertricosi è insignificante nella razza gialla e in quella nera, è poco comune nel Nord Europa, mentre è molto frequente nei popoli del bacino mediterraneo. La patologia non va confusa con l’irsutismo, il virilismo pilifero e determinate malattie di natura psichiatrica. Nei primi due casi il riferimento è fenomeni che riguardano la comparsa nella donna (nel 5 – 10% dei casi) di pelosità in aree corporali di solito concernenti la fisiologia maschile. Nel terzo si annoverano casi particolari di schizofrenia in cui il paziente si auto convince di essere un animale, in questo caso un lupo, ma può anche credere di essere un pesce, o un uccello. C’è infine chi della ipertricosi ne ha fatto un pretesto per diventare ricco e famoso: è il caso di Jesus Manuel Fajardo Acevas, detto “l’uomo lupo”, entrato nel guinness dei primati come l’uomo più peloso del pianeta. 

Note al volante


Qualche tempo fa è uscito un articolo curioso che sottolineava l’importanza dell’ascolto della musica mentre si è al volante. Stando, infatti, agli autori dello studio canadese citato nel pezzo, l’azione produrrebbe una sensazione di benessere dovuta al circolo di importanti ormoni, che contribuirebbe a far sopportare meglio lo stress dovuto al traffico. Non è una cosa da poco, se si pensa che per molte persone, il caos stradale, associato magari a lunghe code, porta a “scompensi” fisiologici di tutto riguardo, che a lungo andare possono incidere sulla salute. Ora, però, una nuova ricerca mette in guardia dall’ascolto discriminato della musica a bordo del proprio mezzo, poiché non tutte le “colonne sonore” dei nostri viaggi sono consone all’attività di guida. In senso generale, la tesi avanzata dallo studio canadese è assolutamente attendibile, tuttavia esistono anche casi in cui la musica in macchina può fare più male che bene. Tutto dipende dalle canzoni che stiamo ascoltando. Elton John, Norah Jones o i Coldplay vanno benissimo; ma non altrettanto band come i Black Eyed Peas o i Guns n’Roses.
Gli studiosi hanno analizzato le risposte di quattro maschi e quattro femmine, ai quali è stato chiesto di percorrere cinquecento miglia lungo un percorso prestabilito, normalmente battuto dal traffico in uscita da grandi città: le prime duecentocinquanta miglia, in silenzio, le restanti, ascoltando la musica. Durante il test, un particolare apparecchio in grado di registrare i movimenti dei pedali e il livello di attenzione dei conducenti, ha consentito agli scienziati di analizzare lo stile di guida dei vari partecipanti alla prova, per capire in che modo la musica potesse (o meno) influenzare le dinamiche di guida. Così facendo, Simon Moore, lo psicologo a capo dell’esperimento, ha potuto evidenziare le relazioni fra guida e tipo di musica ascoltata, verificando che, in ogni caso, per una guida serena e tranquilla, non c’è niente di meglio che viaggiare in silenzio.
«Si è visto che la musica più rumorosa incide maggiormente sulla frequenza cardiaca, provocando eccitazione e distogliendo la concentrazione dal volante, in favore delle emozioni suscitate dalla magia delle sette note», rivela Moore. «Anche il ritmo ha la sua importanza. È infatti emerso che quelli più veloci possono indurre le persone a schiacciare oltremisura sull’acceleratore, spesso senza che se ne rendano conto». Anche il genere di musica prescelto ha il suo peso. Per esempio, s’è visto che le donne che ascoltano rap o hip-hop tendono a sviluppare una guida più aggressiva di chi si cimenta con generi più tranquilli; analogamente i maschi che amano la musica più “pesante”, come l’heavy metal o l’hard rock, vanno più veloci di tutti gli altri, perdendo lucidità e concentrazione.
Moore e il suo team hanno infine stilato una sorta di playlist ideale per chi non può fare a meno di ascoltare musica al volante, tenendo conto del fatto che il brano migliore in assoluto è quello che riproduce lo stesso ritmo del cuore. Il muscolo cardiaco batte 60-80 volte al minuto; così un brano musicale con un metronomo ad esso assimilabile, si rivelerà essere la soluzione migliore per guidare con prudenza. (Lo stesso accade quando affrontiamo una corsetta leggera per cacciare i fantasmi di una giornata al fulmicotone: se il nostro cuore pompa a 115 battiti al secondo, converrebbe avvalersi di canzoni con lo stesso ritmo, come “Love Magic” di John Davis). Brani perfetti per accompagnare la guida sono, dunque, “Come Away With Me” di Norah Jones,  “Tiny Dancer” di Elton John, “The Scientist” dei Coldplay. Meno consigliati i pezzi “duri” come “Paradise City” dei Guns n’ Roses, “Get Rhythm” di Johnny Cash e “Hit The Road, Jack” di Ray Charles. 

(Pubblicato in un'altra versione su Lettera43) 

domenica 27 gennaio 2013

2013, l'anno delle comete

A marzo e a dicembre, occhi puntati verso l'alto, per l'arrivo di due (super) comete, appena scoperte. Ne parlo su Lettera43: 2013, l'anno delle comete


Potrebbe essere una cometa cento volte più luminosa di Venere ed essere visibile anche di giorno. Si usa il condizionale perché non è mai possibile prevedere con assoluta certezza il comportamento di simili oggetti cosmici. Tuttavia gli esperti ritengono che, non avendo mai patito lo stress dello shock termico derivante da un “incontro ravvicinato” col sole, potrebbe dare vita a una coda luminosissima. Esattamente come l’iconografia classica riproduce la famosa cometa di Natale. Comunque andranno le cose, sarà il primo corpo celeste di questo tipo ben visibile nell’emisfero boreale dopo l’incontro con Hale-Bopp, in visita alla Terra nel 1997. Battezzata Ison, l’oggetto cosmico si trova ora a circa 600 milioni di chilometri dal sole; ma il 28 novembre sarà a due milioni di chilometri dalla nostra stella, e il 26 dicembre, a trenta milioni di chilometri dalla Terra. È stata scoperta pochissimo tempo fa, esattamente il 21 settembre 2012, dal bielorusso Vitali Nevski e dal russo Artyom Novichonok. Hanno operato tramite uno speciale telescopio in dote al Scientific Optical Network che sorge nei pressi di Kislovosdk, in Russia. Ison disegna un’orbita iperbolica, molto inclinata rispetto al piano dell’eclittica: questo parametro induce gli astronomi a pensare che si tratti di un oggetto proveniente dalla nube di Oort, ipotetica nube sferica dalla quale proverrebbe gran parte delle comete di “lungo periodo”, come la già citata Hale-Bopp e la Hyakutake. Secondo gli esperti potrà essere visibile con un piccolo telescopio da fine ottobre, e a occhio nudo da dicembre. Ma non sarà l’unica cometa a visitare i nostri cieli nel 2013. Prima di Ison, infatti, ci sarà il tu per tu con quella che è già stata battezzata “la cometa di Pasqua”. C/2011 è stata scoperta per caso, nemmeno due anni fa, grazie al programma di ricerca del Pan-STARRS (Panoramic Survey Telescope & Rapid Response System). Come la precedente, anche questa cometa è caratterizzata da un’elevata inclinazione dell’orbita (con un periodo orbitale stimato intorno ai 110mila anni) e dalla probabile origine dalla nube di Oort; in più, ha una piccola MOID (minima distanza all’intersezione dell’orbita) con Mercurio, dato che viene osservato per indicare il potenziale pericolo di collisione fra due corpi celesti. Gli astronomi assicurano che sarà il secondo grande evento cometario dell’anno, benché non sia facile prevedere la sua luminosità: studi ancora in corso assicurano che potrebbe, comunque, brillare in modo analogo ad Alpha Centauri o Venere. C/2011 comparirà nei cieli australi, e in seguito in quelli boreali in un range temporale compreso fra il 9 marzo e il 15 aprile. Infine, per avere una degna panoramica degli eventi astronomici “in cartellone” per il 2013, vanno segnalate anche le due eclissi parziali di Luna, che si verificheranno il 25 aprile e il 19 ottobre e l’incontro con l’asteroide 2012 DA14, che il 15 febbraio transiterà a solo un decimo della distanza Terra-Luna. Gli astronomi assicurano che non ci sarà nessun pericolo per l’uomo, ma è curioso sapere che, un impatto di un simile corpo celeste col nostro pianeta, produrrebbe un’energia equivalente a 2,4 megatoni, un’intensità 150 volte superiore a quella sprigionatesi in seguito allo scoppio della bomba nucleare di Hiroshima. Per chi volesse azzardare una nuova fine del mondo... c’è pane per i suoi denti.

martedì 22 gennaio 2013

Discriminazioni familiari


All’interno di un nucleo familiare i bambini belli vengono trattati meglio di quelli brutti. Lo dice un team di ricercatori canadesi dell’Università dell’Alberta, i cui risultati verranno presto commentati nel corso di un convegno di psicologi che si terrà a Edmonton. Ma c'è un retroscena evolutivo. Gli studiosi affermano, infatti, che a livello inconscio i genitori sono indotti a ritenere i propri figli più belli, portatori di un patrimonio genetico migliore, che va necessariamente protetto e preservato. Gli esperimenti si sono avvalsi di circa 400 sopralluoghi in dodici centri commerciali. Gli esperti hanno tenuto conto di specifici atteggiamenti riservati da mamma e papà alla propria prole, relativi per esempio all’impiego o meno del seggiolino situato sul carrello per far star meglio il bimbo, o al semplice fatto di tenere vicino a sé uno o l’altro figlio per non fargli correre il rischio di perdersi o incappare in qualche pericolo; per quanto riguarda la bellezza, gli studiosi hanno votato da uno a dieci i vari bimbi presi in considerazione. Come si evince dall’articolo apparso sul New York Times, i brutti anatroccoli vengono sistemati nel seggiolino nel 4% cento dei casi, mentre per i belli ciò accade il 13,3% delle volte. Sono soprattutto i papà a discriminare di più, dicono i ricercatori: si è, infatti, visto che questi ultimi non assicurano mai al carrello i “meno piacenti”; al contrario i più belli vengono "assicurati" nel 12,5% dei casi. Si è notato inoltre che i brutti finiscono più spesso degli altri lontano dallo sguardo dei genitori, e nella maggior parte dei casi sono tenuti a circa tre metri di distanza. Differenze sono state riscontrate anche in base al sesso del bimbo. In particolare si è rivelato che i maschietti di bell’aspetto vengono in generale trattati meglio delle femminucce altrettanto carine, e che ciò è dovuto al fatto che, le seconde, maturando prima, sono anche più indipendenti rispetto ai coetanei di sesso maschile. Infine è stato appurato che la scarsa cura nei confronti dei figli cresce in maniera esponenziale con l’età dei genitori, mentre incide di poco o nulla il grado di estrazione sociale.

giovedì 17 gennaio 2013

UFO LUNARI


Ci risiamo. L'ennesima bufala ufo ha preso il largo stamane su vari tabloid britannici. Complice un video di Youtube che attesterebbe il volo di navicelle misteriose in prossimità della Luna. Non bastano le valanghe di notizie ufologiche diffuse da siti convinti che gli alieni siano fra noi (da millenni!) e, ultimamente, dal canale digitale di Focus (che sembra non avere altri argomenti se non quelli inerenti gli extraterrestri). Tanto per sgominare ogni equivoco, però, prima di calarci nel magico mondo propinatoci ancora oggi dai media, vale la pena ricordare alcune parole pronunciate da Margherita Hack, sulla faccenda degli ufo, nel corso del festival della Scienza del 2011: «ET? È quasi certo che esista», rivela la scienziata, ««è, infatti, assurdo pensare che non ci siano altre forme di vita all'interno della galassia. O si è credenti e si ritiene che la Terra sia stata creata apposta per l'essere umano, oppure si è atei e ci si affida alla ragione e al calcolo delle probabilità. Perché la Terra dovrebbe ospitare l'unica forma di vita intelligente? Presumibilmente esistono altri esseri anche all'interno della nostra galassia, magari civiltà più evolute o che ci hanno preceduti». Ma niente ufo, per come li intendiamo noi, perché l'universo non è un piccolo sito dove per sbaglio si può incappare dall'oggi al domani in una civiltà progredita, ma un gigantesco serbatoio di realtà cosmiche che in pochi riescono a valutare per quella che è la sua reale grandezza e le dinamiche fisiche che lo rappresentano. «Le distanze sono talmente enormi che è praticamente impossibile che avvenga un contatto. Bisognerebbe superare la velocità della luce». Punto, a capo. Ma oggi, appunto, sono ancora molte le persone convinte che gli extraterrestri ci stiano spiando, sorvolando i nostri cieli a bordo di fantomatici dischi volanti. Proprio come l'utente di Youtube, tal danchek2013, che ha caricato il video “rivelazione”. Dice di aver registrato l'azione di un misterioso oggetto volante, che dalla zona d'ombra della Luna, si muove zigzagando verso la luce. Non finisce qui la meraviglia, perché se si osserva attentamente il video (postato sotto), si possono notare delle strisce di vapore emanate dall'astronave aliena, suggerendo l'ipotesi che possa sfruttare una particolare propulsione. Come sempre i commenti si sprecano. King Dennis Jensen, altro utente Youtube, pensa a un satellite; anche Aaliyah Martinez ritiene che si tratti di un oggetto di natura umana. Ma c'è chi sospetta l'imparzialità scientifica del video definendo ciò che si “intravede” semplice polvere, o detriti. Niente di anormale, insomma. E c'è chi si spinge ancora più in là, dichiarando senza mezzi termini che «questi video sono davvero stupidi». Non è, del resto, la prima volta che si parla di ufo lunari, a partire dalle missioni umane degli anni Sessanta e Settanta, contrassegnate da fotografie che secondo i più fantasiosi illustrerebbero vari alieni in azione. A novembre dello scorso anno alcuni siti dichiaravano che l'attività ufologica sul satellite fosse addirittura “febbrile”. Scott C. Waring è l'americano che col suo sito sugli ufo raccoglie 2,6 milioni di visite al giorno. È zeppo di affermazioni sull'azione di ufo lunari. Come questa: «Ho ripreso per tre giorni ufo che lasciavano la Luna, realizzando un film di un'ora e mezza». Ma di cosa si tratta? Che rapporto scalare c'è fra gli oggetti osservati e la superficie lunare? Potrebbero essere corpi di una ventina di chilometri di diametro, con un diametro 151,33 volte più piccolo di quello lunare, rivelano altri commenti online da prendere con le pinze. Meteoriti? Navicelle? Sollecitati da nuovi avvistamenti nel 2012, alcuni astrofili hanno fatto riferimento a uno dei satelliti lanciati dalla NASA per lo studio delle fasce di Allen. In attesa del prossimo video scandalistico...

Il video: 

venerdì 11 gennaio 2013

Svelato il mistero delle abbuffate notturne


Scoperta la causa dell’impellente necessità di alzarsi nel cuore della notte per abbuffarsi, predisponendo a malattie croniche come diabete e obesità. Dipende tutto da una mutazione in un gruppo di geni, battezzati ‘geni orologio’, che regolano il ritmo del sonno e della veglia. Sono le conclusioni di ricercatori della Northwestern University in Illinois e dell’Howard Hughes Medical Institute. Affermano che chi soffre di questa mutazione nei ‘geni orologio’ subisce un rovesciamento delle abitudini di vita, per cui ha sonno di giorno, mentre di notte è colpito dai crampi della fame e dall'iperattività. Secondo gli studiosi in questo modo diventa molto più facile mettere su chili e annullare gli effetti di una dieta seguita a puntino, o di un allenamento fisico condotto scrupolosamente. In più si verifica un incremento nel sangue di sostanze che portano alla tipica sindrome metabolica di cui si sente sempre più spesso parlare, caratterizzata da livelli alti di grassi, e glucidi nel sangue, oltre a un innalzamento dei parametri pressori. I meccanismi di questa mutazione genetica non sono ancora chiari, ma quel che è certo è che consumare del cibo in un orario in cui il metabolismo non è pronto a smaltirlo, è assolutamente controproducente per un organismo: durante il sonno, infatti, i consumi si riducono e le calorie in più si trasformano facilmente in tessuto adiposo.

mercoledì 9 gennaio 2013

L'estate (torrida) che verrà


Lo dice Met Office: sarà un'estate molto calda. Possibile? Difficile dirlo, in realtà, con sei mesi di anticipo; tuttavia da vent'anni a questa parte la temperatura su scala mondiale va crescendo sempre più. Ecco le previsioni per l'estate del 2013 e gli anni che verranno: Clima, un 2013 caldissimo 

Pubblicato su Lettera43: 

«Sarà un’estate caldissima, fra le più calde in assoluto da dieci anni a questa parte». Met Office, massima autorità in Inghilterra nel campo delle previsioni meteorologiche, ha promulgato la sua sentenza. Ora seguirà il solito elenco di commenti approssimativi, che – a seconda del parametro climatologico osservato – appoggerà o meno la dichiarazione dell’organo inglese. Va, comunque, precisato che - benché le previsioni a lunghissimo termine possano rivelarsi dei clamorosi fiaschi – l’ufficio meteorologico del Regno Unito difficilmente sbaglia. Nel 2008, a marzo, disse che ci sarebbe stata un’estate decisamente calda e secca, ed ebbe ragione. A settembre uno studio italiano del CNR di Bologna, stabilì che fu una delle estati più calde dal 1800, posizionabile all’ottavo posto fra le più bollenti degli ultimi duecento anni, con un notevole incremento medio delle temperature su scala globale.
Stime analoghe sono state fatte da esponenti del NASA Goddard Institute of Space Studies e della US National Oceanic and Atmospheric Administration. Ma non tutti sono d’accordo. «Non sappiamo ancora come andrà a finire l’inverno, figuriamoci se è possibile prevedere che estate avremo», spiega a Lettera43 Alessio Grossi, meteorologo di Meteolive. «A parte qualche caso sporadico, tipo 2002, non ricordo estati senza caldo, anche senza scomodare anni “storici” come il 2003 (con la fusione fra l’anticiclone delle Azzorre e l’anticiclone tropicale africano). Pensiamo piuttosto alla possibile neve di metà gennaio al nord: quella non è affatto da escludere».
Cosa dice esattamente il Met Office? Il primo dato preoccupante riguarda la temperatura che secondo gli esperti anglosassoni aumenterà di 0,57 gradi rispetto ai 14 gradi standard del pianeta, riferibili alle registrazioni del trentennio che va dal 1961 al 1990. Le variazioni della colonnina di mercurio non saranno uguali in ogni parte del mondo: farà generalmente più caldo su tutta la superficie del pianeta, ma non è escluso che in rari angoli della Terra potrà addirittura fare più freddo. In ogni caso le oscillazioni della temperatura rifletteranno il range compreso fra 0,43 e 0,71 gradi. È un dato tutt’altro che trascurabile, considerato che, dal 1850 a oggi, c’è stato un aumento medio di mezzo grado e che anche una minima variazione di temperatura, è in grado di creare gravi scombussolamenti climatici su larga scala. Con le alte temperature avremo anche precipitazioni al minimo, con sporadici e violentissimi acquazzoni.
Perché farà così caldo? Ancora una volta gli scienziati puntano il dito sull’effetto serra, ossia l’incremento costante di anidride carbonica nel pianeta, a causa dell’attività antropica, comprendente l’utilizzo di combustibili fossili, la deforestazione tropicale, l’impatto industriale. Ne è convinto Dave Britton del Met Office, pur ammettendo che la CO2 non sia l’unico elemento in grado di spiegare l’aumento progressivo delle temperature. Recenti studi avrebbero addirittura affermato che non è poi così marcata la relazione fra anidride carbonica nell’aria ed effetto serra. Lo proverebbe il fatto che, nel corso delle varie ere geologiche, si sono avute percentuali di biossido di carbonio più elevate di quelle attuali, in concomitanza con fasi glaciali. Nel tardo Ordoviciano, per esempio, circa 440 milioni di anni fa, i valori della CO2 hanno raggiunto picchi elevatissimi, pur senza contemplare un aumento parossistico delle temperature.
Che sia dunque l’uomo o la natura a causare l’effetto serra, è certo che le previsioni del Met Office non fanno che confermare una tesi corroborata da tempo: la Terra si sta scaldando sempre più. Dal 1750 al 2000 la temperatura dell’emisfero boreale è aumentata di 1,1 gradi, con un’impennata dagli anni Novanta in poi. Si prevede un ulteriore aumento entro il 2040, arrivando a un grado in più rispetto al momento in cui l’uomo è stato in grado di “auscultare” i capricci del clima. Ed entro il 2100 si teme un incremento di altri 1,5 gradi. Se anche l’effetto serra dovesse placarsi entro la fine del secolo, c’è il rischio che i mari e gli oceani del pianeta possano crescere fra 0,5 e 4 metri. Un’ipotesi eclatante se si pensa che trenta delle più grandi città del mondo sorgono praticamente a livello del mare. Le alte temperature saranno la norma, così come l’incidenza di fenomeni estremi, come gli uragani e le alluvioni.

lunedì 7 gennaio 2013

Amabili come i ragni


Saranno forse delle creature poco graziate e per questo non molto attraenti, eppure  i ragni possiedono delle caratteristiche comportamentali che sorprendentemente li avvicinano all’uomo, più di quanto non accada con altre specie a noi filogeneticamente più affini. È questo il resoconto di uno studio condotto da Eileen Hebets, scienziata presso la University of California Berkeley. La studiosa ha in particolare osservato il comportamento dei generi Lycosidae, Heterothele e Hysterocrates. Hebets ha scoperto che i primi, cacciatori per antonomasia e contraddistinti da un apparato visivo eccezionale, sono tendenzialmente monogami, e quindi inclini alla fedeltà nei riguardi del partner. Ciò è stato appurato dal fatto che le femmine scelgono di accoppiarsi sempre con gli stessi esemplari, con cui hanno già avuto esperienze. Mentre per quanto concerne gli altri due generi il riferimento è alle caratteristiche altruistiche e ‘affettive’ dei ragni. In questo caso Hebets ha potuto constatare che gli adulti, procurando il cibo necessario al loro sostentamento, badano innanzitutto che siano i ragni più giovani a sfamarsi, assecondando le proprie necessità. I Lycosidae, volgarmente chiamati ragni lupo, vivono in molte località del mondo, compresa l’Italia. Al gruppo tassonomico appartengono anche le famose tarantole.

giovedì 3 gennaio 2013

La ricombinazione nel DNA mitocondriale


Dimostrata per la prima volta la ricombinazione del DNA mitocondriale (mtDNA): fino a oggi infatti si pensava che l’acido desossiribonucleico contenuto nei mitocondri non subisse la stessa sorte del DNA nucleare (ossia quella di andare incontro allo scambio di materiale genetico proveniente sia dal maschio che dalla femmina), e che pertanto fosse ereditabile solo dalla madre. È il risultato ottenuto da Yevgenya Kraytsberg del Beth Israel Deaconness Medical Center. Ora, se gli esperimenti degli israeliani dovessero essere confermati, si dovranno riprendere dall’inizio gli studi sull’evoluzione umana e sui caratteri ereditabili rispettivamente da mamma e papà. Si è partiti dal presupposto che il DNA mitocondriale corrisponde a un gruppo di trentasette geni contenuti all’interno dei mitocondri, organelli microscopici che nelle cellule si occupano di produrre energia. E si è infine giunti a individuare trentatrè ricombinazioni avvenute tra 450 molecole di acido desossiribonucleico. La notizia è stata divulgata sulle pagine della rivista Science. Fa scalpore in quanto il DNA mitocondriale è un genoma circolare essenziale per il funzionamento dei mitocondri, molto usato dai ricercatori nel ricostruire la linea di discendenza di un individuo o di intere comunità: in particolare i genetisti se ne servono (e continueranno a farlo finché non si darà un seguito alla scoperta) per studiare l’ereditarietà per via femminile, senza le complicazioni della ricombinazione che avviene normalmente tra i cromosomi ereditati da entrambi i genitori. Si è solo all’inizio, ha ammesso Kraytsberg: i risultati sono infatti ancora ristretti a un unico caso in cui la percentuale di scambio è minima, circa 0,7 % di tutto il DNA mitocondriale. 

Tempeste solari, spauracchio 2013

Finito il timore della fine del mondo programmato per il 2012, si riaffaccia lo spauracchio dell'apocalisse per il 2013. Più serio questa volta, poiché è coinvolta anche la NASA. Ma attenzione a non fare confusione. Vediamo esattamente cosa sta succedendo... Tempeste solari, spauracchio 2013



Pubblicato su Lettera43: 

Non si è ancora placato il rumore provocato dal vaticinio Maya, che già si torna a parlare di fine del mondo. Se poi è un organo come la NASA a prendere la parola, le antenne dell’immaginario collettivo non possono fare a meno di tornare a vibrare con intensità. Cosa sta succedendo di nuovo? Questa volta le attenzioni sono rivolte al Sole che, come è noto, con periodicità undecennale, cambia la sua attività: lo prova la ciclicità delle cosiddette macchie solari - luoghi di intensa attività magnetica - che appaiono e scompaiono sulla superficie della stella, confermando dinamiche fisiche non ancora del tutto chiare, che l’uomo tiene sotto controllo dal 1750. Ebbene, secondo gli esperti dell’ente americano, nel corso della primavera del 2013, il cuore pulsante del Sistema solare raggiungerà il suo picco di attività, interferendo con le numerose apparecchiature tecnologiche che caratterizzano il genere umano, e delle quali, ormai, non si può più fare a meno. Rischiano gli astronauti in orbita, i satelliti, i sistemi GPS, le centrali idroelettriche, le apparecchiature che consentono l’estrazione del petrolio...
A dire il vero s’è già sentito parlare di tempeste magnetiche in grado di provocare danni al pianeta: basta ricordare l’evento del 1989, in Quebec, Canada, che provocò l’annientamento dei trasformatori energetici, con gravi ripercussioni su tutto il territorio; e la gigantesca aurora boreale del 1859 che, in piena notte, rischiarò gran parte dei territori americani compresi fra il Polo Nord e la Florida, mandando in crisi i sistemi telegrafici di Europa e Nord America. Un altro evento eccezionale si verificò nel 774, e causò un aumento sproporzionale di C14 nell’atmosfera. Ma a quei tempi, soprattutto nel Diciannovesimo secolo e prima dell’anno Mille, non eravamo così interconnessi e dipendenti dalle varie forme di energia: oggi il sistema uomo-ambiente è molto più delicato e suscettibile alle bizzarrie della natura.
La tempesta prevista per quest’anno sta suscitando un clamore più acceso del solito, anche perché si sono messi in gioco professori di livello come Daniel Baker, dell’Università del Colorado e Mike Hapgood, studioso di Oxford e consulente del governo sulla meteorologia spaziale; e perché vari media, all’indomani della pubblicazione di uno studio sul New Scientist, hanno calcato la mano con titolazioni eloquenti del tipo, “potente tempesta solare spegnerà gli USA per mesi”. Cosa c’è di vero in tutto ciò?
Il rischio viene ricondotto a gigantesche emissioni di gas ionizzato che verrebbero espulse ad alta velocità dalla corona solare: attraversando 150 milioni di chilometri in due o tre giorni. Queste particelle – perlopiù costituite da raggi x e onde radio – potrebbero, in effetti, mandare in tilt i chip di computer e satelliti e a mo’ di una radiazione nucleare a bassa energia provocare danni alla salute dell’uomo. “Il fenomeno potrebbe peraltro interferire con i fili di alluminio e rame che determinano il regolare funzionamento della rete elettrica”, dice Hapgood. “A livello atmosferico ci possono essere complicazioni legate ai segnali radio e i sistemi GPS potrebbero andare fuori uso per un paio di giorni”.
Tuttavia va considerato che l’uomo, grazie a strumenti hitech che orbitano intorno alla Terra (come GOES e POES) e aerei specializzati è costantemente aggiornato sulle condizioni solari. Si avrebbe, perciò, la possibilità di correre ai ripari prima che sia troppo tardi. I più pessimisti pensano che durante la primavera del 2013 la Terra sprofonderà in un nuovo Medioevo, ma non ci sono reali presupposti per pensare che questo dato sia attendibile. Meglio attenersi alle voci degli esperti, tenendo a bada la fantasia e le manie catastrofistiche. Hapgood dice che una forte tempesta solare potrebbe creare diffusi blackout e che è giusto considerare il pericolo, ma non allarmarsi in modo esagerato. “Non occorre sollevare il panico, ma le analisi fatte finora sono corrette ed equilibrate”, ha rivelato recentemente a un tabloid britannico. “Continuerò a studiare il Sole per capire come si comporterà nei prossimi mesi, considerando che le tempeste solari sono fenomeni naturali che potrebbero avere enormi ripercussioni sul PIL di una nazione”.