lunedì 28 gennaio 2013

Note al volante


Qualche tempo fa è uscito un articolo curioso che sottolineava l’importanza dell’ascolto della musica mentre si è al volante. Stando, infatti, agli autori dello studio canadese citato nel pezzo, l’azione produrrebbe una sensazione di benessere dovuta al circolo di importanti ormoni, che contribuirebbe a far sopportare meglio lo stress dovuto al traffico. Non è una cosa da poco, se si pensa che per molte persone, il caos stradale, associato magari a lunghe code, porta a “scompensi” fisiologici di tutto riguardo, che a lungo andare possono incidere sulla salute. Ora, però, una nuova ricerca mette in guardia dall’ascolto discriminato della musica a bordo del proprio mezzo, poiché non tutte le “colonne sonore” dei nostri viaggi sono consone all’attività di guida. In senso generale, la tesi avanzata dallo studio canadese è assolutamente attendibile, tuttavia esistono anche casi in cui la musica in macchina può fare più male che bene. Tutto dipende dalle canzoni che stiamo ascoltando. Elton John, Norah Jones o i Coldplay vanno benissimo; ma non altrettanto band come i Black Eyed Peas o i Guns n’Roses.
Gli studiosi hanno analizzato le risposte di quattro maschi e quattro femmine, ai quali è stato chiesto di percorrere cinquecento miglia lungo un percorso prestabilito, normalmente battuto dal traffico in uscita da grandi città: le prime duecentocinquanta miglia, in silenzio, le restanti, ascoltando la musica. Durante il test, un particolare apparecchio in grado di registrare i movimenti dei pedali e il livello di attenzione dei conducenti, ha consentito agli scienziati di analizzare lo stile di guida dei vari partecipanti alla prova, per capire in che modo la musica potesse (o meno) influenzare le dinamiche di guida. Così facendo, Simon Moore, lo psicologo a capo dell’esperimento, ha potuto evidenziare le relazioni fra guida e tipo di musica ascoltata, verificando che, in ogni caso, per una guida serena e tranquilla, non c’è niente di meglio che viaggiare in silenzio.
«Si è visto che la musica più rumorosa incide maggiormente sulla frequenza cardiaca, provocando eccitazione e distogliendo la concentrazione dal volante, in favore delle emozioni suscitate dalla magia delle sette note», rivela Moore. «Anche il ritmo ha la sua importanza. È infatti emerso che quelli più veloci possono indurre le persone a schiacciare oltremisura sull’acceleratore, spesso senza che se ne rendano conto». Anche il genere di musica prescelto ha il suo peso. Per esempio, s’è visto che le donne che ascoltano rap o hip-hop tendono a sviluppare una guida più aggressiva di chi si cimenta con generi più tranquilli; analogamente i maschi che amano la musica più “pesante”, come l’heavy metal o l’hard rock, vanno più veloci di tutti gli altri, perdendo lucidità e concentrazione.
Moore e il suo team hanno infine stilato una sorta di playlist ideale per chi non può fare a meno di ascoltare musica al volante, tenendo conto del fatto che il brano migliore in assoluto è quello che riproduce lo stesso ritmo del cuore. Il muscolo cardiaco batte 60-80 volte al minuto; così un brano musicale con un metronomo ad esso assimilabile, si rivelerà essere la soluzione migliore per guidare con prudenza. (Lo stesso accade quando affrontiamo una corsetta leggera per cacciare i fantasmi di una giornata al fulmicotone: se il nostro cuore pompa a 115 battiti al secondo, converrebbe avvalersi di canzoni con lo stesso ritmo, come “Love Magic” di John Davis). Brani perfetti per accompagnare la guida sono, dunque, “Come Away With Me” di Norah Jones,  “Tiny Dancer” di Elton John, “The Scientist” dei Coldplay. Meno consigliati i pezzi “duri” come “Paradise City” dei Guns n’ Roses, “Get Rhythm” di Johnny Cash e “Hit The Road, Jack” di Ray Charles. 

(Pubblicato in un'altra versione su Lettera43) 

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