martedì 28 maggio 2013

"La scoperta della vita come fenomeno planetario"


Una ghiotta occasione per incontrare gli autori di tre interessanti libri usciti in questo periodo per Codice Edizioni, nel corso del Wired Next Festival. La kermesse si terrà dal 30 maggio al 1 giugno e vedrà la partecipazione di Dimitar Sasselov (Un'altra terra), Steven Berlin Johnson (Futuro perfetto) e Amedeo Balbi (Il buio oltre le stelle). Spigolature, in particolare, vorrebbe soffermarsi sul lavoro di Sasselov, "un suggestivo viaggio nel cosmo alla ricerca di un'altra terra abitabile". Siamo soli nell'universo? Il nostro è davvero l'unico abitato? Sono le emblematiche domande che il libro si pone e che fra non molto potrebbero trovare una risposta definitiva e concreta. Il satellite Kepler, in viaggio dal 2009, avrebbe individuato centinaia di cosiddette super-terre, pianeti con massa molte volte superiore a quella della Terra ma con condizioni geologiche e atmosferiche comparabili a quelle del nostro pianeta, se non addirittura migliori. Siamo a un passo da una nuova e dirompente rivoluzione copernicana che potrebbe mettere una volta per tutte in soffitta la presunzione dell'uomo di essere unico.

martedì 21 maggio 2013

Capire l'economia leggendo Playboy


Come ricostruire la storia economica degli Stati Uniti degli ultimi quarant'anni? Semplice, dando un’occhiata alle copertine della rivista Playboy, storico mensile per soli uomini made in Usa. Rispetto a un determinato arco temporale, infatti, se le ragazze di copertina posseggono un seno prosperoso, gli occhi piccoli, il naso a patata, la faccia stretta e la mascella accentuata significa che l’economia va male; al contrario, se sono rappresentate da occhi grandi, naso piccino, guance arrotondate vuol dire che il Paese sta bene e che l’economia è in crescita. È il resoconto di uno studio condotto da Terry F. Pettijohn II e da Brian Jungeberg del Mercyhurst College in Pennsylvania e comparso recentemente sulle pagine di Personality and Social Psychology Bulletin. I due autori si sono occupati dei contenuti della rivista vietata ai minori pubblicati tra il 1960 e il 2000. Hanno così potuto constatare che, per esempio, all’inizio degli anni Sessanta l’economia americana andava molto bene, mentre nel 1993 stava attraversando un momento di crisi. Le prove? Donna Michelle e Anne Nicole Smith. La prima, playmate di una cinquantina di chili, 18 anni appena compiuti, visino da cerbiatto, apparsa nel 1964 (il record di peso è comunque dell’anno prima, del 1963, quando comparve in un servizio fotografico June Cochran di appena 46kg); la seconda, giunonica creatura dalle ossa robuste e dallo sguardo rassicurante protagonista di un numero del 1993. Perché quindi alle donne più abbondanti corrispondono periodi, per così dire, di vacche magre, e viceversa a quelle più longilinee i periodi in cui l’economia è in netto sviluppo? C’è un risvolto psicologico a tutto questo, dicono i due scienziati, e il riferimento è in particolare alla cosiddetta teoria dell'“environmental security hypothesis”. Secondo tale principio psicoanalitico una persona che si trova a vivere in un contesto sociale precario ricerca conforto in sguardi, visi, e atteggiamenti che evocano serenità e protezione: e il riferimento sono quindi le playmate più robuste. Al contrario in un determinato paese dove il sentimento prevalente è già di per sé quello di benessere e ricchezza il desiderio è esclusivamente quello di pensare a divertirsi: e a questo scopo l’ideale è pertanto rivolgersi a un corpo mozzafiato da far invidia alla modella più quotata.

mercoledì 15 maggio 2013

Stomaco artificiale: avanti tutta

Martin Wickham e il suo team. Sullo sfondo il prototipo di stomaco artificiale
Scienziati inglesi dell’Institute of Food Research (IFR) sviluppano il primo organo digestivo artificiale: uno strumento che imita in tutto e per tutto l’azione dell’apparato digerente dell’uomo e che potrebbe avere grande successo nelle industrie farmaceutiche e alimentari. Il suo scopo è in particolare quello di testare nuovi farmaci e nuovi cibi senza utilizzare cavie umane. “Il modello dell’IFR è un sistema in vitro che per la prima volta simula la digestione da una vera prospettiva fisiologica – ha reso noto Martin Wickham, responsabile del progetto -. I modelli di sistemi digestivi realizzati finora si limitano a replicare la biochimica e la chimica dello stomaco, e spesso non effettuano l’espulsione dei prodotti: questi modelli semplificati servono solo per trattare minerali isolati o cibi semplici. C’è invece bisogno di modelli dinamici come il nostro, che cioè riproducano tutti gli aspetti fondamentali della digestione, così da consentire lo studio della trasformazione reale dei pasti”. Lo strumento è rappresentato da una parte superiore riconducibile allo stomaco, e una inferiore, l’intestino. Nella prima porzione sono attive strutture simili ai muscoli che servono a decomporre il “bolo alimentare” proveniente dai “piani alti” dell’organo digestivo. Nella seconda invece si sviluppano per attrito forze simili a quelle che si generano nell’intestino e che portano alla scomposizione definitiva del farmaco o dell’alimento: per far fronte all’azione fortemente corrosiva degli acidi digestivi gli studiosi hanno rivestito gli strati interni dello stomaco artificiale con plastiche e metalli speciali di nuova generazione. Infine la corsa del nuovo medicinale o del nuovo prodotto alimentare si conclude nella parte basale del congegno made in Gran Bretagna, assimilabile al duodeno, al digiuno e all’ileo dell’intestino tenue. “La nostra conoscenza di quello che realmente accade nello stomaco - ammette Wickham - è ancora molto scarna, ma speriamo con questo modello di stomaco artificiale di colmare più lacune possibili”. Con i test relativi all’efficacia delle medicine e alla ‘commestibilità’ dei cibi lo stomaco artificiale servirà agli studiosi anche per comprendere i tanti misteri che ancora circondano la fisiologia dell’apparato digerente. In particolare si cercherà di far luce sull’azione degli enzimi e sulla presenza costante di batteri nello stomaco: si stima che il nostro sistema digestivo contenga più di 400 specie batteriche. Secondo Wickham la nascita del primo stomaco artificiale da laboratorio consentirà infine di combattere al meglio le principali patologie digestive. In primis malattie come la dissenteria, la costipazione, la nausea. Poi malattie più gravi come le gastriti, le ulcere, e i tumori.

martedì 14 maggio 2013

Spazio alla biometria


In futuro potremo andare in banca e prelevare ciò che vogliamo concedendoci addirittura il lusso di dimenticare a casa il bancomat o la carta di credito. Potremo accendere il telefonino, l’automobile e il computer, o aprire la porta di casa, senza l’ausilio delle chiavi o della password. Basterà semplicemente appoggiare la mano in un vano predisposto alla “lettura” di determinate parti anatomiche del nostro organismo o delle impronte digitali, e il gioco sarà fatto. L’ultimissima notizia in merito ai miracoli della biometria arriva dalla Banca di Tokio: è qui infatti che un team di scienziati ha sviluppato un nuovo apparecchio in grado di “fotografare” i vasi sanguigni contenuti nella mani di una persona, e di distinguere per questo un individuo dall’altro. Si basa sull’applicazione dei raggi infrarossi e consentirà alle banche di risalire ai propri clienti senza correre alcun rischio: in pratica i soldi verranno consegnati solo a quei richiedenti la cui “geografia” venosa corrisponderà ai dati in possesso dell’ente bancario. Gli sportelli biometrici sono stati da poco attivati per la prima volta in Giappone, a Tokio. Da qualche anno a questa parte, infatti, gli abitanti della capitale nipponica che intendono  prelevare non devono fare altro che lasciarsi “scannerizzare” la mano e aspettare pochi secondi: il tempo necessario a condurre a termine l’identificazione palmare e a digitare la cifra da riscuotere. A questa innovativa soluzione i ricercatori giapponesi sono arrivati per facilitare e velocizzare le pratiche bancarie e in particolare per ovviare a furti e frodi. La biometria è una nuova scienza che si avvale dell’identificazione delle parti anatomiche per accedere a determinati servizi e sistemi protetti. Il primo a intuire che attraverso le caratteristiche del corpo, in particolare delle impronte digitali, si potevano identificare le persone (soprattutto i delinquenti) fu il francese Francis Galton nel 1892. Da allora la scienza ha fatto davvero passi da gigante. Al punto che non è da escludere che in un domani non troppo lontano per prelevare una determinata somma basterà strizzare l’occhio.

mercoledì 8 maggio 2013

Rimessi in discussione i resti della famiglia Romanov

La famiglia Romanov
Mistero Romanov, nuova puntata. Dopo la riesumazione dei presunti resti della famiglia imperiale russa avvenuta nel 1991, e la cerimonia di sepoltura ufficiale svoltasi nel 1998, ora spunta un nuovo studio, che contraddice tutti quelli effettuati finora. Alec Knight dell’università americana di Stanford afferma che quelle ritrovate non sono con certezza le spoglie dello zar Nicola II, né quelle della zarina Alessandra e dei loro figli. Secondo Knight le analisi condotte a Mosca subito dopo la scoperta del 1991 non sono attendibili. E in particolare “la scoperta e la rimozione dei resti furono caratterizzate da estreme irregolarità a ogni livello”. I campioni del Dna rimosso potrebbero essere stati contaminati da campioni più freschi. Mentre i frammenti sequenziati sarebbero troppo lunghi per provenire da ossa vecchie di quasi novant’anni. Inoltre le caratteristiche genetiche della ipotetica zarina non corrispondono assolutamente alla granduchessa Elisabeth, la sorella di Alessandra. Le conclusioni del ricercatore sono state divulgate sulla rivista “Annals of Human Biology”. Le nuove analisi rappresentano l’esatto contrario di ciò che rivelò Pavel Ivanov dell’Istituto Engelhardt di Biologia Molecolare di Mosca, dopo aver studiato oltre mille frammenti ossei riconducibili a nove individui, rinvenuti nella tomba di Ekaterinburg (la città mineraria degli Urali dove il 16 luglio del 1918 venne trucidata la famiglia di Nicola II). Su di essi lo scienziato trovò molti segni di maltrattamenti: i corpi erano stati devastati da colpi di baionetta e i volti segnati dai calci dei fucili. Tra i resti sono state trovate anche protesi dentarie in oro e porcellana. Sergei Abramamov, esperto forense del ministero della Sanità russo, con tecniche di analisi morfologica stabilì in seguito il sesso e l’età approssimativa per ciascuno dei nove scheletri rinvenuti. Con l’aiuto del computer i teschi vennero paragonati alle immagini fotografiche dei Romanov. Ed è così che Abramov e Ivanov arrivarono ad associarli alle figure dello zar, della zarina, e di tre dei cinque figli. Il Dna estratto dai corpi avrebbe confermato che cinque vittime erano parenti stretti. In più, grazie al confronto del Dna mitocondriale, gli scienziati riuscirono a risalire ai consanguinei lontani ancora vivi. La corrispondenza genetica era evidente tra i resti della presunta zarina e i figli del principe Filippo, duca di Edimburgo, nipote della zarina; ma non si poté dire lo stesso di quella tra il presunto zar e i due discendenti viventi della nonna materna. I resti vennero comunque riconosciuti dalle autorità russe come appartenenti alla famiglia dell’ultimo zar. E il 17 luglio del 1998, ottantesimo anniversario dell’esecuzione, si svolse la cerimonia di sepoltura nella cattedrale di San Pietro e Paolo in San Pietroburgo. Piccola indiscrezione raccolta sulle pagine del sito della Feltrinelli… l'opinione del dottor Knight potrebbe non essere completamente imparziale: il suo rapporto è stato finanziato dalla “Russian expert commission abroad”, un'associazione che fin dall'inizio si era rifiutata di credere che quelle fossero le ossa dei Romanov. Lui nega: "La commissione ci ha aiutati finanziariamente, ma i test li abbiamo condotti noi in modo del tutto indipendente". Alla prossima puntata.  

giovedì 2 maggio 2013

I cannibali di Jameston

Da sempre colpisce l'immaginario collettivo, la truce ipotesi che degli uomini possano nutrirsi… di altri uomini. Si parla, come è noto, di cannibalismo (o, meglio ancora, antropofagia). La storia è ricca di riferimenti di questo tipo, partendo da tracce fossili risalenti a 800mila anni fa, fino all'episodio ben decantato dal film "Alive", tratto da una storia vera: quella di un gruppo di sportivi precipitato sulle Ande nel 1972, e costretto a sopravvivere nutrendosi dei compagni morti nell'incidente. Altrettanto noti sono i casi di cannibalismo riguardanti popolazioni "primitive" che non ci hanno pensato due volte a fare fuori un nemico per poi arrostirlo; ma anche quelli riferiti alla carestia russa degli anni Venti e all'Assedio di Leningrado del 1941. Quello che, però, non si sapeva è che episodi di cannibalismo possano essere avvenuti anche fra i primi coloni americani, tipo quelli di Jameston, la più antica colonia inglese che sorse in Virginia. La notizia riguarda la scoperta fatta da scienziati dello Smithsonian Institute di Washington, relativa all'analisi del cranio di una quattordicenne che non lasciano dubbi: la ragazza è stata divorata. I resti risalgono agli inizi del Seicento, periodo in cui l'emisfero boreale fu caratterizzato da inverni molto rigidi (siamo nel pieno della cosiddetta Peg, la piccola età glaciale), che procurarono gravi carestie e penurie di cibo mai viste prima; l'80% dei coloni morì di fame a causa di freddo e gelo. Scavando nel cuore storico della Virginia gli esperti hanno, dunque, trovato le tracce di antichi pasti, effettuati per superare il disagio di un inverno senza fine: fra le ossa di cane e gatto e altri animali, sono così venute alla luce quelle di questa piccola battezzata Jane. Ma come è stato possibile capire che si trattò di vero cannibalismo e non invece di un'accidentale "rimescolamento" di ossa? Gli scienziati ritengono che Jane sia stata "mangiata" perché i segni del cannibalismo sono ben evidenti sul suo cranio e sulle ossa delle gambe. Nella parte sinistra del cranio è presenta una perforazione che consentì di sollevare la calotta cranica per rimuovere il cervello; in altri punti dello scheletro sono evidenti i segni di una masticazione assimilabile alla dentatura umana. Non sono le uniche notizie che il reperto ci offre: l'età della ragazza è stata stabilita dall'assenza dei denti del giudizio, mentre s'è capito che la sua dieta fosse costituita prevalentemente da carne per via di una serie di considerazioni chimiche a livello osseo. Ora gli esperti vogliono capire se Jane è morta per cause naturali o se sia stata uccisa. Da tempo gli archeologi sospettavano che nelle prime colonie americane si ricorresse al cannibalismo per superare i momenti più critici, tuttavia questa è l'unica prova certa della terribile pratica. Comunque siano andate le cose, finalmente Jane ha ritrovato la pace. Ne è stato anche ricostruito il volto: quello di un'eterea e affascinante giovane di quattrocento anni fa.