lunedì 30 dicembre 2013

I segreti dell'emodieta


Lo scrittore nipponico che si firma con lo pseudonimo Jamais Jamais ritiene che ogni gruppo sanguigno sia riconducibile a un certo di tipo di carattere; e che quindi in base alla firma ematica che differenzia ognuno di noi sia possibile stabilire con chi andremmo più d'accordo. Una guida sull'argomento è letteralmente andata a ruba. In Italia siamo lontani da questo tipo di "teorie", tuttavia anche da noi sta facendosi largo l'affascinante ipotesi che il gruppo sanguigno possa suggerire il tipo di dieta più idonea per il nostro benessere e la nostra salute. Seguendola potremmo tenere a bada obesità, allergie e sindromi metaboliche. Solo per citare alcune delle tante disfunzioni legate all'alimentazione. Si chiama "emodieta" e, piano piano, contemporaneamente al diniego di molti specialisti, sta coinvolgendo sempre più italiani. Di che cosa si tratta?
Il riferimento è a una serie di alimenti altamente consigliati (o sconsigliati) per specifici gruppi sanguigni e a un particolare gruppo di proteine, le lectine, che reagirebbero con il sangue in modo diverso provocando, per esempio, incompatibilità alimentari. Peter J. D'Adamo, il naturopata americano che per primo ha sviluppato l'emodieta dice che ogni gruppo sanguigno è relazionabile a un preciso status sociale che rimanda alla preistoria. Il gruppo zero, il più antico, discenderebbe dai primi uomini che vivevano di caccia e raccolta; il gruppo A dai primi agricoltori che cambiarono anche stile di vita divenendo sedentari; il gruppo B sarebbe rappresentato dal DNA tipico dei pastori asiatici e si sarebbe differenziato circa 10mila anni fa, fra le popolazioni mongole e caucasiche; il gruppo AB, infine, sarebbe il più recente, il più diversificato e includerebbe un po’ delle caratteristiche di tutti gli altri. Sulla base, dunque, di un preciso gruppo sanguigno sarebbe possibile formulare diete peculiari, rimandando a usi e costumi nutrizionali che affondano le loro radici agli albori della civiltà.
Gli appartenenti al gruppo zero, per via dell'attitudine a correre e a cacciare dei propri avi, possiedono un metabolismo veloce, figlio di progenitori che si nutrivano di carne e vegetali spontanei. Oggi dovrebbero stare lontani dai cereali, "sconosciuti" ai loro stomaci, e fare qualcosa per migliorare il proprio sistema immunitario, più fragile e delicato rispetto agli altri. Gli individui del gruppo A sono predisposti per consumare abbondantemente alimenti vegetali, come accadeva ai propri antenati, dediti esclusivamente all'attività agricola. Gli appartenenti al gruppo B, i nomadi, avevano una dieta diversificata; mangiavano un po’ di tutto, con una predilezione particolare per carne e latticini. L'AB è il più complesso e recente, riguarda una piccola fetta dell'umanità, compresa fra il 2 e il 5%; si sarebbe formato dalla "fusione" fra il gruppo A e B ed è riconducibile a individui che possono nutrirsi un po’ di tutto, ma con moderazione.
Nonostante la curiosità suscitata in molti italiani dall'emodieta (anche grazie a figure come il dottor Piero Mozzi, autore di vari libri sull'alimentazione), l'intellighenzia scientifica insorge, ritenendola poco attendibile per non dire del tutto sconclusionata. Seguendola, infatti, ci sarebbe il rischio di nutrirsi malamente, finendo per andare incontro a patologie anche serie. Gli appartenenti al gruppo 0, per esempio, potrebbero accusare problemi articolari; quelli del gruppo A, ammalarsi di anemia e disturbi epatici; il gruppo B potrebbe essere suscettibile al diabete e l'AB a disfunzioni cardiache. Spara a zero sull'emodieta anche l'American Journal of Clinical Nutrition, prestigiosa rivista statunitense, secondo la quale non esiste prova scientifica in grado di avvalorare la sua attendibilità.  

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