martedì 11 marzo 2014

Un'isola chiamata Crimea


Russia e Ucraina si stanno scontrando per avere la meglio su un'area geografica ben nota all'immaginario storico, perché legata a numerosi conflitti fra popolazioni diverse. Del resto la penisola di Crimea sorge su un posto invidiabile, un ponte sul Mar Nero dal quale è possibile tenere d'occhio parte dei Balcani e del Caucaso, dove anche le materie prime non scarseggiano. E pensare che si sta parlando, in pratica, di un microcosmo ambientale legato alla giurisdizione di Kiev, da un briciolo di terra non più largo di otto chilometri, pieno di acquitrini e volatili in cerca di cibo, l'istmo di Perekop. Lo conferma l'azione svolta pochi giorni fa dalle unità del Berkut, le forze militari antisommossa della polizia che hanno assunto il controllo del perduto lembo terrestre per bloccare l'accesso alle forze armate ucraine. Fa, dunque, un certo effetto pensare che fra non molto di questo ponte naturale oggetto di discordie e azioni di guerriglia potrà rimanere un lontano ricordo. E' quanto emerge da uno studio effettuato da ricercatori ucraini del Centro idrometrico della Crimea. Non vanno tanto per il sottile: «Nel giro di pochi anni la Crimea potrà trasformarsi in un'isola a tutti gli effetti, rimanendo completamente isolata dal continente». Il motivo? Il clima, o meglio, l'effetto serra. E' ormai ben noto a tutti il progressivo incremento delle temperature su scala globale, ma non altrettanto il fatto che alcune terre potrebbero sparire dall'oggi al domani per le bizzarrie del mare, che, in gergo tecnico, "trasgredisce" rubando chilometri alle terre emerse. E' l'eterno moto di regressione e trasgressione che i mari affrontano quando il clima varia: gli episodi più significativi si sono avuti con l'alternanza delle fasi geologiche di gelo e disgelo, e non hanno risparmiato anche luoghi a noi molto vicini come la Sardegna o l'Isola d'Elba. La prima era collegata alla Corsica e la seconda alla terraferma. Basta osservare una mappa geologica del Quaternario per verificare che, a causa dell'abbassamento dei mari, molte terre oggi coperte dal Tirreno, erano un tempo abitate da uomini e animali; in Sicilia, per esempio, l'uomo arrivò 27mila anni fa grazie all'emersione della cosiddetta "sella sommersa dello Stretto di Messina". Ciò che è accaduto in Italia migliaia di anni fa, con la fine della glaciazione wurmiana, potrebbe oggi verificarsi in Crimea, dove negli ultimi anni il livello del Mar Nero è cresciuto per via dell'effetto serra. I dati parlano di quaranta centimetri in pochi anni. «Di questo passo basteranno altri cinquanta centimetri per separare completamente la Crimea dell'Ucraina». Nicolai Kulbida, capo del Centro sovvenzionato da Kiev, si riferisce in particolare alla zona del Sivas, nella parte orientale della penisola, un sistema di baie noto anche col nome di "mare marcio" (per via dello sgradevole odore emanato dai fondali durante la bella stagione). Meno precipitosi gli esperti dell'Accademia delle scienze di Crimea, che però non minimizzano il problema, sostenendo che il pericolo è reale e che si dovrebbe soprattutto valutare lo stato delle infrastrutture, strade e ferrovie. L'alternativa è la costruzione di nuovi ponti, come quello che potrà sorgere fra non molto sullo stretto di Kerc. L'ha confermato anche Dmitry Medvedev, due giorni fa. 

Nessun commento: